Ha debuttato ieri al teatro Eliseo di Roma il nuovo spettacolo di Paolo Poli Sillabari dalla raccolta omonima di 55 racconti scritti da Goffredo Parise per il Corriere della Sera dal 1971 al 1980 (e non, come erroneamente riportato sulla cartolina pubblicitaria dello spettacolo negli anni 50) e riuniti in un unico volume per la prima volta nel 1984 (l'ultima edizione è quella del 2004 per i tipi dell'Adelphi).
Un “glossario” di sentimenti e situazioni comuni a chiunque affronti la propria avventura umana durante tutte le età e le condizioni, con alcune ricorrenze: un bambino e un uomo adulto (dove il bambino percepisce l’adulto come un essere misterioso del quale è al contempo impaurito e affascinato), bambini e adolescenti che giocano insieme o, ancora, donne di varie età, alle prese con la solitudine o qualche corteggiatore.
Una immediatezza del racconto che nella messa in scena di Paolo Poli acquista una etereità che contraddistingue i suoi ultimi lavori. Eppure il lavoro di Poli è tutt'altro che frivolo. Poli diverte, fa sorridere ma chi ieri sera rideva quando Poli fa il verso a una soubrette, quando indossa con naturalezza una mise esagerata, godeva solo dell'aspetto esteriore di un'opera di ricerca, di repêchage, di pastiche culturale nei cui continui rimandi, alle scene che ripercorrono la storia pittorica, italiana e non, del Novecento, al contesto storico, sempre evocato in maniera precisa e dal quale i personaggi si stagliano con ancor più spessore, nella rilettura di canzoni e canzonette popolari reinterpretate e stravolte (come la splendida rilettura di Senza fine di Gino Paoli) Poli, circondato da abili artigiani del teatro, tutti giovani emuli del Maestro, dimostra non tanto e non solo la sua immensa cultura quanto la necessità di una cultura, l'estremo bisogno di una consapevolezza storica per poter comprendere un mondo del quale Poli mette alla berlina i lupi quanto gli agnelli, criticando l'ipocrisia (piccolo) borghese di sempre senza facilonerie ma non risparmiando nessuno.
Uno sguardo giovane sul mondo perchè attuale, che guarda a ieri con la necessità del presente dove il dileggio sottile ed elegante non è mai fine a se stesso ma ha sempre mille rimandi, contro il fascismo, le guerre, la morale conservatrice e sessuofoba, un'Italia formalmente di ieri invece sempre più contemporanea.
Sillabari è uno spettacolo che tratta il pubblico del terzo millennio ancora come fosse quello degli anni cinquanta e non perchè Poli sia invecchiato ma perchè il pubblico (l'Italia) di oggi è afflitta dagli stessi difetti di allora.
Sillabari resta in cartellone per oltre un mese, fino al 17 di maggio, una volta tanto contro la nuova tendenza dei teatri romani che vede rimanere uno spettacolo in cartellone al massimo per 15 giorni. Nessuno ha dunque scuse per non andarlo a vedere, per curiosità, per amore del teatro, per intelligenza.
Sillabari due tempi di Paolo Poli liberamente tratti da Goffredo Parise,
Teatro Eliseo di Roma dal 14 Aprile al 17 maggio 2009
Teatro